E’ molto diversa la visione dell’Uomo tra occidente ed oriente. L’occidente identifica l’uomo come una macchina composta da varie parti; quando una parte si rompe o si danneggia basta ripararla o sostituirla (es. consulenza medica).
L’oriente invece vede l’uomo come unità di corpo, spirito e mente, come un’orchestra dove la musica è l’Anima e i vari strumenti sono le varie parti del nostro corpo: se sostituiamo uno strumento o cambiamo il modo di suonarlo ecco che la musica nel suo insieme cambia di melodia. Questo sta a significare che non c’è divisione tra questi tre elementi ovvero il corpo, lo spirito e la mente e che se stiamo male nella mente questo si riflette nel corpo e viceversa se stiamo male nel corpo, questo si riflette nella mente. Se ci soffermiamo alla formula di Einstein dove E=mc2 (E= energia, m= massa, c= velocità della luce) possiamo capire diverse cose:
- qualsiasi corpo possiede energia per il solo fatto di possedere una massa e questa energia è posseduta sia dalle particelle atomiche e subatomiche che dai corpi macroscopici.
- la massa non si conserva ma può trasformarsi in energia e viceversa l’energia può convertirsi in massa, da cui consegue che la massa non è altro che una forma di energia
Nelle filosofie orientali questi concetti sono presenti e ben chiari da diversi millenni prima della nascita di Cristo e in particolare si fa riferimento a due principi base: spirito e materia, strettamente correlati, non separati e dove la materia è una manifestazione dello spirito. Essi sono presenti insieme in ogni manifestazione dell’universo. Il corpo fisico risulta quindi una manifestazione dell’anima e cambia la sua forma a seconda dello stato di coscienza in cui l’uomo vive. Possiamo verificare intuitivamente questo concetto, pensando a come il nostro viso, i nostri tratti e la nostra salute generale si modificano a seconda del nostro stato d’animo.
E qui ci dobbiamo collegare anche alle emozioni che ogni giorno colorano la nostra esistenza creando il nostro Arcobaleno personale. Esse ci fanno ridere, piangere, gioire, arrabbiare e hanno un ruolo molto fondamentale: ci permettono di capire se siamo in pericolo o se dobbiamo cambiare qualcosa della nostra vita. Si può anche dire che le emozioni hanno una valenza comunicativa. Si possono paragonare ad una costruzione che ci permette di interagire con l’ambiente e di interpretare quanto accade. Ci permettono di elaborare esperienze e trasformarle in informazioni che attivano reazioni ed azioni. Ad esempio, l’emozione della paura che proviamo in un determinato evento ci permette di scappare o metterci sulla difensiva. Le emozioni pertanto sono il motore delle azioni. Noi comunichiamo attraverso le emozioni ed esprimiamo ciò che realmente proviamo in un determinato momento anche se non sempre riusciamo a tradurlo in azione o in linguaggio verbale. Non esiste emozione positiva o negativa ma esiste un modo positivo o negativo con cui la viviamo. Quando viviamo un’emozione in maniera negativa o troppo intensa o quando non riusciamo a riconoscerla questa “si rivolta” contro di noi, causandoci dei malesseri fisici.
Ad esempio, vi sarà capitato di vivere una situazione spiacevole e di sentire in quel momento il vostro corpo irrigidirsi o avvertire come un pugno nello stomaco: magari avete incontrato un amico che vi ha detto qualcosa che vi ha ferito o magari al lavoro un vostro collega vi ha sminuito davanti a tutti gli altri. In quel momento, a livello fisico, si scatena una serie di modificazioni che riguardano il sistema nervoso e si comincia ad avvertire dei cambiamenti nella frequenza cardiaca, nella temperatura corporea, a livello muscolare, etc.
Tra evento scatenante e l’attivazione del corpo poi modula il pensiero che colora maggiormente l’emozione iniziale provata.
Importante è anche il vissuto della persona o meglio come percepisce l’evento che, in quel momento, sta vivendo. Nell’arco della vita tutti noi abbiamo sperimentato il rifiuto, l’abbandono, il tradimento o abbiamo subito un’ingiustizia o un’umiliazione. Chi ha subito una o più di queste cinque ferite sviluppa spesso delle
maschere per non vederle e per non sentirle. Queste maschere impediscono di identificare le ferite emotive e di guarirle e si riflettono nel corpo non appena viviamo un evento che le rievoca. Infatti il cervello in questo caso è un computer efficacissimo in quanto le archivia in dei file e le ripesca quando la persona vive un evento che va in risonanza con quelle determinate emozioni già precedentemente provate e spesso prova malessere senza capirne l’esatta origine.
Per riuscire a comprenderle e a risolverle è necessario andare in profondità, in un viaggio che può risultare doloroso ma che rappresenta l’unica via di guarigione. Credo che noi tutti abbiamo in qualche modo vissuto una delle ferite poco fa esposte, sicuramente da piccoli con i nostri genitori o nell’ambiente scolastico; queste poi le abbiamo portate per anni rinchiuse nella memoria e appena viviamo un evento “simile” riproviamo la stessa ferita. Ad esempio, se da piccola ho vissuto in una famiglia dove il papà mi urlava continuamente, in età adulta, se non ho elaborato la cosa, appena qualcuno si rivolgerà a me in una maniera simile comincerò a provare le stesse sensazioni e tutto il mio corpo comincerà ad irrigidirsi e la mente inizierà a produrre un turbinio di pensieri che mi porterà ad agitarmi o a sentirmi un pugno nello stomaco. Pertanto, capire ed elaborare le proprie ferite, alleggerendo anche i pensieri, permette di capire e aiutare noi stessi a vivere più serenamente ma soprattutto ci da modo di poterci accogliere ed amarci così come siamo comprendendo anche che tutto ciò che ci accade è perfetto così com’è! Per poter stare bene è essenziale togliere dal profondo tutti i pesi che ci opprimono e sanare le ferite che abbiamo subito nella nostra esistenza, calmare la mente e nutrire il corpo.
Avrete sentito l’espressione:
“Mens sana in corpore sano”, questa è una locuzione latina di Giovenale (poeta che la scrisse nelle sue SATIRE - I secolo d.C) e letteralmente significa “
mente sana in un corpo sano”.
Tale espressione viene utilizzata per indicare che è importante sia il corpo che la mente e che non va trascurata la salute di nessuno dei due. Già allora si sottolineava che il corpo e la mente sono collegati e che il benessere di una porta il benessere dell’altro e viceversa.
Da qui nuovamente possiamo dedurre che una mente leggere darà modo al corpo di rimanere leggero ed in equilibrio. La mente è fatta dall’insieme dei nostri pensieri; ciascuno di essi influenza la nostra vita e il nostro corpo, ovvero la nostra realtà. I pensieri che più influiscono sul nostro mondo sono quelli a cui noi prestiamo maggiore attenzione, alimentandoli con parole, azioni e reazioni. Se i pensieri hanno la capacità di influenzare il nostro corpo e la nostra realtà, pensare positivo e risanare le nostre ferite emotive, potrebbe dunque aiutare a risolvere i nostri malesseri e le nostre carenze; ma pensare positivo non basta, come ho accennato prima dobbiamo sanare in profondità le nostre ferite emotive e acquisire la consapevolezza che le nostre emozioni e il nostro corpo parlano di noi e con noi permettendo di sviluppare un’intelligenza emotiva che va oltre la superficialità delle cose. Un malessere anche fisico può essere il riflesso del fatto che la nostra mente sta facendo qualcosa che non le piace. Per cambiarlo, bisogna imparare ad osservare quali sono i collegamenti che la nostra mente adotta soprattutto col nostro vissuto, capire quali emozioni scatenano e come ci fanno sentire se gli diamo corda con i nostri atteggiamenti. Fondamentale è il nostro vissuto famigliare in particolar modo il rapporto con i genitori. Determinati malesseri che noi proviamo sono stati seminati e coltivati a lungo nel nostro mondo emotivo prima di manifestarsi. La vita ci dà la possibilità di imparare dagli eventi che viviamo permettendoci di evolvere; quando una certa “situazione” si ripete e ci crea malessere, dobbiamo avere la capacità e il coraggio di capire cosa dobbiamo sanare a livello di ferite emotive e pertanto migliorare per vivere meglio e con più serenità. Alcuni dei nostri “dolori” sono la conseguenza del non aver compreso alcune esperienze che sono causa di sofferenza, insoddisfazione o ira. Tali esperienze sono rimaste incise dentro di noi e, poco a poco, al momento opportuno ci parlano attraverso il nostro corpo. Pertanto, possiamo dire che quando noi viviamo una vita infelice o insoddisfatta o siamo perennemente arrabbiati, questo si manifesta attraverso un malessere globale nel nostro fisico (stanchezza, gonfiore, difficoltà digestive, etc) dandoci la possibilità di vedere un aspetto di noi che finora non abbiamo visto e sarebbe meglio migliorare o cambiare.
Es. vi è mai capitato di dover fare un lavoro che non vi piace, che vi soffoca o non mette in risalto il vostro valore? Come vi sentite? Inizialmente potete farvi andar bene il tutto ma poi a lungo andare comincerete ad avvertire malessere, vi sentirete magari un pugno nello stomaco o magari serete sempre irritati facendovi venire mal di stomaco, etc.
Se noi viviamo un’esperienza che ci provoca emozioni sgradevoli ci sentiremo tristi, arrabbiati, abbattuti e questo si rifletterà sul corpo in quanto è il riflesso più immediato del nostro modo di pensare e sentire la vita. Quando noi impariamo a riconoscere che determinate situazioni non ci fanno star bene ed impariamo che tutto ciò che ci succede ci sta solo dando la possibilità di evolvere e di acquisire nuove consapevolezze, ecco che anche la nostra capacità di modulare e gestire le emozioni diventa più semplice e riusciamo a mantenerci sempre maggiormente in equilibrio. Una mente leggera e un cuore sanato fanno sì che anche il corpo rimanga leggero e in buona salute. Purtroppo, oggi giorno la frenesia, la competizione, l’ego ci fanno vivere spesso in una morsa di tensione continua e la nostra mente va a mille per trovare una risposta a tutto. Vi posso dire che tutta questa frenesia non serve e vi auguro di Cuore di poter vivere la Vita al meglio…fluendo con essa!
Grazie ♥
Barbara Savian
Olistica&Mente
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